Freud


Lucian Freud, due giorni fa ha smesso di dipingere la Carne.

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Bon Iver, Bon Iver 2011

Un disco Meraviglioso. Perfetto per pensare, viaggiare, ricordare.

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Pisa, settimana scorsa.

Orde di “turistacci” malmessi e paonazzi a caccia di ricordi, registrano fotografie malamente inquadrate. Mangiano pasti strapagati nelle peggio bettole turistiche: “Tanto, passano e ‘un li vedi più!”. Alcune ragazze del nord europa con le caviglie gonfie e la cellulite, vestite di lini chiari e trasparenti scattano sui monumenti mettendosi in posa. Hanno sandali leggeri, il naso scottato, imperlato di sudore. Non cercano conforto all’ombra. Sono stoiche. L’eroismo della razionalità. Vengono, senza porsi molte domande. Cercano le biglietterie e se ne stanno ordinate in fila, accanto ai muri pisciosi della città, talvolta, avvicinando pericolosamente i piedi a grosse merde di cane, fresche di giornata; eterne testimoni del nostro inquieto stato di grazia.

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An imaginary country.

Tim Hecker è un artista straordinario.
Non chiamate la sua musica “Ambient” (cazzo, non è Ambient questa). C’è una tensione diversa. Stratificata, luminosa, rumorosa, emotiva, subliminale. Una colonna sonora per i pensieri? Ma quali?

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La Bellezza.

“L’occhio guarda, per questo è fondamentale.
E’ l’unico che può accorgersi della bellezza.
La bellezza può passare per le più strane vie,
anche quelle non codificate dal senso comune.
E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale.
Diciamo meglio che può capitare di vederla.
Dipende da dove si svela.
Il problema è avere occhi e non saper vedere,
non guardare le cose che accadono,
nemmeno l’ordito minimo della realtà.
Occhi chiusi.
Occhi che non vedono più.
Che non sono più curiosi.
Che non si aspettano che accada più niente.
Forse perché non credono che la bellezza esista.
Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa,
rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio”

P.P.Pasolini

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Darwin.

Meraviglioso sentire i “nostri” lamentare (e paventare) sicuri aumenti della criminalità, in relazione alle nuove ondate migratorie.

Cosa fanno, temono la concorrenza? L’Italia è un posto Sublime.

 

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Karma-geddon?

Deficienze cosmiche.
Affliggono le genti dello mondo intero.
E non sembra vero, che per una trama risolutiva
di questa specie, si aspetti molto.
Quasi l’attesa si faccia di proposito spasmodica,
a provocar fremiti e palpiti
in chi l’aspetta, come un film sperato.
Un disco ignoto e sublime.
Un libro censurato.

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Il popolo, ovvero Petrolini.

Le riprese di questo spettacolo (Nerone) sono del 1930. Da notarsi, le considerazioni sul popolo.

Da Wikipedia:
Ettore Petrolini (Roma, 13 gennaio 1884 – Roma, 29 giugno 1936) è stato un attore, drammaturgo, scrittore e sceneggiatore italiano, specializzato nel genere comico. È considerato uno dei massimi esponenti di quelle forme di spettacolo a lungo considerate come teatro minore, termine con il quale si identificavano il teatro di varietà, la rivista e l’avanspettacolo. Viene ricordato nello spettacolo l’atteggiamento sbeffeggiante verso la dittatura che portò il grande attore, in occasione della medaglia che Mussolini gli volle conferire, a pronunciare l’immortale ringraziamento: “E io me ne fregio!”. La sua importanza nel panorama del teatro italiano è oggi pienamente riconosciuta. Riassumendo in sé l’attore e l’autore, Petrolini ha inventato un repertorio ed una maniera che hanno profondamente influenzato il teatro comico italiano del Novecento.

“E io me ne fregio!”

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Sprofonda.

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Amarcord.

Ecco. In televisione, nell’ottantatré, ti trovavi Parise, Villaggio, Moravia e Patroni Griffi che disutevano di istituzioni, economia, attualità politica con Spadolini, ex presidente del consiglio (nel 1982), membro e segretario del Partito Repubblicano Italiano (per il popolo: Leggasi Destra). Uomo di raffinata cultura, non fu mai sfiorato da tangentopoli ed è tutt’ora considerato uno dei migliori statisti italiani. Ricordo personale: lo vidi, nel 1988, al mercatino degli “O’Bei O’Bei” di Milano, che cercava fra i libri antichi di una bancarella.

 

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